lunedì 19 novembre 2012

Onde elettromagnetiche e i danni sulle cellule


Sono ormai anni che si parla delle possibili interazioni delle onde elettromagnetiche sulle nostre cellule. Eppure l’uso dei telefoni cellulari, del WI_FI e di altri dispositivi simili è in costante crescita. Così come sono in costante crescita gli studi effettuati sulla pericolosità di tali onde, che secondo Henry Lai dell’Università di Washington-Seattle, sono almeno due o tre mila. Cerchiamo, allora, di fare un pò di chiarezza in merito.
Cominciamo con una notizia tratta dal New Scientis e dal BMC Genomics : alcuni scienziati hanno esposto 10 donne volontarie a radiazioni a 900 megahertz emesse da telefoni GSM per simulare una telefonata di un’ora. Successivamente hanno monitorizzato 580 differenti proteine nelle cellule della loro pelle e hanno trovato che i “numeri” di 2 proteine erano alterati in tutte le volontarie: in particolare una proteina era aumentata dell’89%, mentre l’altra era diminuita del 32%. Tale studio mostra in modo inequivocabile che le onde elettromagnetiche provocano dei cambiamenti all’interno delle cellule esposte a tali onde. Ovviamente, ad oggi, nessuno sa ancora con certezza quali effetti sulla salute provochino questi cambiamenti nelle proteine, cioè qual sia il significato fisiologico di questi cambiamenti.
Andiamo avanti. Dal New York Times del 3 Giugno 2008 apprendiamo che 3 illustri neurologi americani, hanno comunicano ad un giornalista della CNN che essi ogniqualvolta effettuano una telefonata mediante cellulare, si guardano bene dal tenerlo appoggiato all’orecchio, privilegiando invece l’uso del viva-voce! il dr. Keith Black, dr. Vini Khurana e il dr. Sanjay Gupta hanno affermato, senza alcuna remora,’ che tenere il cellulare all’orecchio è un’ azione pericolosa. Ancora più drastico è il dr. Mercola, secondo il quale ci troviamo “sull’orlo di una epidemia di tumori al cervello“.


CI SONO PROVE CHE LE SCIE CHIMICHE IRRORANO NANOPARTICELLE DI COMPOSTI DI ALLUMINIO




Russell L. Blaylock, M.D. Visiting Professor Biology Belhaven University Theoretical Neurosciences Research
Internet è pieno di storie di “scie chimiche” e di geoingegneria per combattere il “riscaldamento globale” e fino a poco fa ho preso queste storie con un pò di distanza. Uno dei motivi principali per il mio scetticismo era che raramente avevo visto ciò che stavano descrivendo nei cieli. Ma nel corso degli ultimi anni ho notato un gran numero di questi tracciati e devo ammettere che non sono come le scie di condensazione che vedevo nei cieli, con cui sono cresciuto. Sono ampie, molto ampie, sono disposte in uno schema ben definito e lentamente evolvono in nuvole artificiali. Particolarmente preoccupante è che ora ce ne sono varie dozzine in modo che ogni giorno ricoprono i cieli.
La mia preoccupazione principale è che ci sono prove che sono irrorazioni di tonnellate di composti di alluminio di dimensioni nanometriche. È stato dimostrato nella letteratura scientifica e medica che particelle di dimensioni nanometriche sono infinitamente più reattive a indurre un’intensa infiammazione in un certo numero di tessuti. Di particolare interesse è l’effetto di queste nanoparticelle sul cervello e il midollo spinale. Una lista crescente di malattie neurodegenerative, tra cui la demenza di Alzheimer, il morbo di Parkinson e la malattia di Lou Gehrig (SLA), è fortemente correlata all’esposizione all’alluminio ambientale. Le nanoparticelle di alluminio non solo sono infinitamente più infiammatorie, ma possono anche facilmente penetrare nel cervello in vari modi, compresi il sangue e i nervi olfattivi nel naso. Studi hanno dimostrato che queste particelle passano lungo le reti neuronali olfattive, che collegano direttamente la zona del cervello e che non solo sono le più colpite dalla malattia di Alzheimer, ma anche le prime ad essere colpite nel corso della malattia. Hanno anche il livello più alto di alluminio nel cervello, in casi di Alzheimer.
La via intranasale di esposizione rende particolarmente pericolose le irrorazioni di enormi quantità di nanoalluminio nei cieli, dato che viene inalato da persone di tutte le età, compresi i neonati ed i bambini piccoli per molte ore. Sappiamo che le persone anziane hanno la maggiore reazione a questo alluminio “nato dal cielo”. A causa della dimensione nanometrica delle particelle di alluminio utilizzate, i sistemi di filtraggio delle case non rimuovono l’alluminio, prolungando così l’esposizione, anche in ambienti chiusi.
Oltre ad inalare nanoalluminio, questa dispersione di aerosol saturerà il terreno, l’acqua e la vegetazione con alti livelli di alluminio. Normalmente, l’alluminio è scarsamente assorbito dal tratto gastro intestinale, ma il nanoalluminio viene assorbito in quantità molto più elevate. E’ stato dimostrato che questo alluminio assorbito viene distribuito ad un numero di organi e tessuti che comprendono il cervello e il midollo spinale. L’inalazione di questo nanoalluminio sospeso nell’ambiente produrrà anche tremende reazioni infiammatorie nei polmoni, che rappresentano un rischio significativo per i bambini e adulti con asma e malattie polmonari.
Io prego che i piloti che stanno spargendo queste sostanze pericolose comprendano appieno che stanno distruggendo la vita e la salute anche delle loro famiglie. Questo vale anche per i nostri funzionari politici. Una volta che piante, suolo, e le falde, sono fortemente contaminati, non ci sarà alcun modo per invertire il danno che è stato fatto.
Provvedimenti devono essere presi ora per evitare un imminente disastro alla salute, di enormi proporzioni, che potrà accadere se questo progetto non è fermato immediatamente. Altrimenti vedremo un aumento esplosivo, dai tassi senza precedenti, delle malattie neurodegenerative che si verificano negli adulti e negli anziani, così come dei disturbi dello sviluppo neurologico nei nostri bambini. Stiamo già assistendo a un drammatico aumento di questi disturbi neurologici e sta accadendo ai giovani come mai prima.

letto su: http://causacomune.blogspot.it/2012/11/ci-sono-prove-che-le-scie-chimiche.html
fonte:http://www.thenhf.com/article.php?id=3298

[DsaL]

I segreti della deforestazione: quello che le multinazionali della carne non vogliono che tu sappia




La deforestazione, cioè l’abbattimento di enormi zone di foresta in tutto il mondo, è uno dei fenomeni più preoccupanti per coloro che hanno a cuore la salute del nostro pianeta.
La deforestazione causa ogni giorno la perdita di meravigliosi esemplari arborei, degli animali che vivono nelle zone deforestate e contribuisce pesantemente al peggioramento dell’effetto serra: quando gli alberi vengono abbattuti e bruciati, sono emesse nell’atmosfera grandi quantità di anidride carbonica, la causa maggiore del fenomeno del riscaldamento globale.
Nella sola foresta amazzonica brasiliana, tra il 1990 ed il 2000 è stata abbattuta una quantità di foresta pari a 2 volte il territorio del Portogallo, e cioè 17,2 milioni di ettari (dati del Center for International Forestry Research).
Ma la deforestazione è davvero necessaria? Perché ogni giorno dobbiamo assistere a questa catastrofe ambientale? Chi ci guadagna e perché?
La risposta a queste domande è il segreto che le multinazionali della carne non vogliono che tu sappia, perché da questo segreto dipendono i loro profitti miliardari. Se tutti quelli che hanno a cuore la natura e gli animali sapessero quello che sto per rivelarti…
Siamo portati a credere che gli alberi vengano abbattuti perché c’è bisogno sia di legname che di terre coltivabili per la produzione di generi alimentari da vendere nei supermercati.
Bene, non è così!
Infatti soltanto il 20% delle terre coltivate produce cibo che è consumato direttamente dalle persone, mentre il restante 80% di terra è usato per sostenere, indovina un po’, l’industria della carne!
La produzione della carne contribuisce alla deforestazione in due modi: direttamente, quando l’abbattimento degli alberi viene fatto per creare nuovi pascoli; ed indirettamente, quando le zone disboscate vengono utilizzate per coltivare vegetali destinati non agli uomini ma esclusivamente a fare da mangime e foraggio per gli animali allevati e destinati al macello.
Per fare un esempio concreto, un singolo hamburger delle grandi catene di fast food costa mezza tonnellata di foresta pluviale; quindi, ogni volta che mangi un hamburger, questo costa più di 6.25 metri quadrati di foresta.
Un po’ caro, non ti pare???
E poi c’è da dire che la carne è ecologicamente inefficiente, cioè in termini ambientali “costa tanto” produrla. Ad esempio per produrre la carne di manzo si usano i 3/5 dei terreni agricoli disponibili a livello mondiale, eppure fornisce meno del 5% delle proteine e meno del 2% delle calorie consumate globalmente, contro il 61% delle proteine create dalle coltivazioni vegetali, per la produzione delle quali serve una quantità nettamente inferiore di terra (report del 2012 “Grade a Choice? Solutions for Deforestation – Free Meat”, della Union of Concerned Scientists).
Quindi, tirando le somme sulla deforestazione, visto che:
1) la carne è un alimento superfluo (e spesso dannoso) per l’essere umano;
2) la dieta vegetariana è in grado di nutrire perfettamente e in modo sano e completo il nostro corpo (su questo punto ti invito ad ascoltare la mia teleconferenza gratuita “Vegetariano è possibile”);
3) Coltivare vegetali rende molto di più in termini di proteine e altre sostanze nutritive rispetto a “coltivare” carne;
…non sarebbe più sensato smettere di deforestare per produrre carne e destinare le terre già deforestate alla produzione di vegetali? Ma in questo caso per le multinazionali della carne ci sarebbe ben poco da lucrare.
Ecco cosa accadrebbe se tutti quelli che come noi hanno a cuore l’ambiente e la natura smettessero di mangiare carne e diventassero vegetariani:
 Riducendo il consumo di carne di manzo a zero entro il 2050 si taglierebbe le necessità di pascoli dell’80%!!! E allo stesso tempo si ridurrebbe la richiesta di terre coltivabili. Eliminare tutti i tipi di carne avrebbe lo stesso impatto sui pascoli, ed eliminare tutti i tipi di prodotti animali (inclusi latte e uova) ne ridurrebbe la richiesta di altri 5 milioni di km quadrati;
Le riserve globali di cibo potrebbero essere aumentate notevolmente, oltre il 50% in termini di calorie – ben 3 quadrilioni di calorie all’anno – passando ad una dieta completamente vegetale; questo contribuirebbe notevolmente a risolvere il problema della fame nel mondo.
Quindi cosa aspetti? Se hai a cuore la salvaguardia della natura e degli animali, da oggi hai una splendida arma per contrastare le multinazionali della carne e la deforestazione

http://www.esserevegetariani.it/i-segreti-della-deforestazione.html?utm_source=getresponse&utm_medium=email&utm_campaign=perarticolo&utm_content=I+segreti+della+deforestazione%3A+quello+che+le+multinazionali+della+carne+non+vogliono+che+tu+sappia

[DsaL]

Psichiatra leader in America, si auto-accusa di crimini contro l’umanità




……sto parlando dello spostamento dell’uomo nel sistema, l’apparato medico, dove l’essenza del gioco è intrappolare quella persona per arraffare il suo denaro, il suo tempo, la sua energia, e naturalmente la sua salute – col sistema di una nuova diagnosi che ne segue un’altra e un nuovo trattamento tossico che ne segue un altro già intrapreso, dalla culla alla tomba.

I loro “risultati” sono pubblicati in edizioni periodicamente aggiornate del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (D.S.M.), stampato dall’American Psychiatric Association. Per anni, persino gli stessi psichiatri se la sono cantata su questo processo di “ricerca”. E, naturalmente, le aziende farmaceutiche che producono farmaci molto tossici per il trattamento di ognuno di questi “disturbi”, stanno cavalcando l’onda dell’inventare sempre più categorie di salute mentale, così che possano vendere più farmaci e fare più soldi.
Ma una delle maggiori stelle psichiatriche, il Dr. Allen Frances, leader nell’inventare malattie mentali ha fatto dichiarazioni molto interessanti a Gary Greenberg, autore di un articolo su Wired: “Dentro la battaglia della definizione della malattia mentale” (27 Dic 2010). Incredibilmente, i grandi media non hanno mai preso l’intervista sul serio: non divenne mai uno scandalo.
Il Dr. Allen Frances (proclamato dal New York Times nel 1994 forse il più grande psichiatra del momento) è l’uomo che, quell’anno, diresse il progetto di revisione dell’ultima edizione della Bibbia psichiatrica, il DSM-IV. Questo tomo definisce, etichetta e descrive ogni disturbo mentale ufficiale. Il DSM-IV ne elencava 297.
Il Dr. Frances afferma: “Beh, certo, se stai definendo il canone di diagnosi dei disturbi mentali per i colleghi e per le case farmaceutiche (che venderanno i farmaci abbinati alle 297 diagnosi del DSM-IV), sei proprio lassù ai livelli di Dio… Ma non c’è alcuna definizione di disturbo mentale. Si tratta di stronzate. In verità, non li si può definire: è praticamente impossibile definirne i confini in maniera accurata.”
Il fatto è che il DSM-IV ha risistemato le precedenti definizioni dell’ADHD e del disturbo bipolare per consentire molte più diagnosi, causando un boom di prescrizioni di farmaci molto tossici e potenti.
“La diagnosi [come precisato nel DSM-IV] fa parte della magia… sai quelle mappe medievali? Nei luoghi dove non sapevano che cosa stava succedendo, scrivevano ‘I draghi vivono qui’. E non si poteva stare senza mappa“.
Traduzione: la gente ha bisogno della speranza di guarigione dei loro problemi; quindi, anche se noi psichiatri stiamo fingendo di riconoscere un certo tipo di disturbo mentale, anche se ci stiamo inventando queste definizioni di disturbo mentale basate su nessun test diagnostico biologico o chimico. E’ una buona cosa, perché la gente crederà che allora c’è speranza per loro; ti credono perché abbiamo dato un nome ai loro problemi. Se questa è scienza medica, lo sono anche i tarocchi. In realtà ci sono interessi per molti miliardi di dollari in gioco, e a quelle persone non piace che i loro segreti più profondi vengano esposti dalla stampa, che regolarmente tace.
Gli effetti negativi del Valproate (prescritto per una diagnosi bipolare, la cui diffusione, grazie al DSM-IV, è stata estesa a molte più persone) includono: tossicità epatica acuta, anche mortale; infiammazione del pancreas con rischio di morte; danni al cervello.
E gli effetti negativi del litio (anche questo somministrato per una diagnosi bipolare) includono: pressione nel cranio che porta alla cecità; collasso circolatorio periferico; torpore e coma. Per non parlare del Risperdal (somministrato per disturbo “Bipolare” e “irritabilità derivanti dall’autismo”) i cui effetti collaterali includono: grave compromissione della funzione cognitiva; svenimento; tremori muscolari (che possono essere indicativi di danni cerebrali).
Il Dr. Frances ammette che la nuova definizione di ADHD ne espande la diagnosi, aprendo così le porte ad un maggiore uso di Ritalin (e altri composti simili) come trattamento. Per tutti i seguenti effetti del Ritalin (selezionati e citati testualmente), c’è riscontro nella letteratura medica: deliri paranoici, psicosi paranoide, sintomi ipomaniacali e maniacali, psicosi, simile a quella da anfetamina, attivazione di sintomi psicotici, psicosi tossica, allucinazioni visive e uditive, produzione di esperienze bizzarre (tipo LSD), effetto terrore, aggressività, insonnia. A questi, siccome il Ritalin è un’anfetamina, vanno aggiunti gli effetti delle anfetamine: dipendenza psichica, diminuzione del sonno, ipotermia, convulsioni, danni al cervello da abuso, e, se usato assieme ad antidepressivi, ipertensione e convulsioni.
Un recente sondaggio ha rivelato che un’alta percentuale di bambini diagnosticati bipolari erano stati precedentemente diagnosticati come A.D.H.D.
Questo è istruttivo, perché il Ritalin e altri farmaci anfetaminici vengono somministrati a bambini etichettati con A.D.H.D. La velocità indotta dal farmaco, alla fine, produce un calo fisico e mentale che è facile da definire “depressione clinica”. Da qui arrivano il Prozac, il Paxil, lo Zoloft. Questi farmaci possono produrre alti temporanei, seguiti da ulteriori cali. Lo psichiatra nota questo schema di alti e bassi e quindi arriva la diagnosi di bipolare (maniaco-depressivo) e la prescrizione di altri farmaci, tra cui il Valproato e il Litio.
Nei soli Stati Uniti, ci sono almeno 300.000 casi di danni al cervello riscontrati da persone cui siano stati prescritti i cosiddetti farmaci anti-psicotici (alias “tranquillanti maggiori”). Il Risperdal (un farmaco dato a persone con diagnosi di bipolare) è uno di quei tranquillanti maggiori. (Fonte: Toxic Psychiatry, Dr. Peter Breggin, Press di St Martin’s, 1991)E il Dr. Frances ha ammesso alla stampa che l’intera base della sua professione consiste in etichette che, in realtà, portano a sempre più farmaci velenosi somministrati ad adulti e bambini, per non dire nulla dell’effetto delle diagnosi di “disturbo mentale”. Non sto parlando dello “stigma di malattia mentale”, la rimozione del quale è una delle missioni di Hillary Clinton nella vita. No, sto parlando dello spostamento dell’uomo nel sistema, l’apparato medico, dove l’essenza del gioco è intrappolare quella persona per arraffare il suo denaro, il suo tempo, la sua energia, e naturalmente la sua salute – col sistema di una nuova diagnosi che ne segue un’altra e un nuovo trattamento tossico che ne segue un altro già intrapreso, dalla culla alla tomba. Il risultato è un essere umano gravemente debilitato (se riesce a sopravvivere), il cui maggior valore è la propria lista di malattie e disturbi, che impara a indossare come distintivi d’onore.
Grazie, Dr. Frances.
Riguardo all’autore: Jon Rappoport, autore di una collezione esplosiva, THE MATRIX REVEALED, è stato candidato per un seggio del Congresso USA nel distretto della California 29. Nominato per un premio Pulitzer, ha lavorato come reporter investigativo per 30 anni, scrivendo articoli su politica, medicina e salute per la CBS Healthwatch, LA Weekly, Spin Magazine, Stern e altri giornali e riviste negli USA e in Europa. Jon ha dato lezioni e seminari sulla politica globale, salute, logica e potere creativo al pubblico di tutto il mondo.
Fonte: http://www.disinformazione.it/psichiatria_crimini_contro_umanita.htm


[DsaL]

domenica 18 novembre 2012

La manipolazione mediatica



1- La strategia della distrazione

L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. La strategia del
la distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali.

2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni


Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.


3- La strategia della gradualità


Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni 80 e 90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.


4- La strategia del differire


Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Primo, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.


5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini


La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile. Perché? Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno.


6- Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione

Sfruttate l’emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un’analisi razionale e, infine, il senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del registro emotivo permette di aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti….

7- Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità

Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori”.

8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità
Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti…

9- Rafforzare l’auto-colpevolezza

Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema, l’individuo si autosvaluta e s’incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione. E senza azione non c’è rivoluzione!

10- Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscano

Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.”
Alcune frasi del climategate mi ricordano questi punti è sempre bene citarli perchè in molti tentano di sminuire ciò che è emerso
“Ho provato con sforzo a bilanciare le necessità della scienza e quelle dell’IPCC, che NON sono sempre le medesime.”
“Permettetemi di dire che non mi interessa cosa hanno messo nel sommario per i decisori politici, se c’è un consenso generale. Tuttavia una discussione generale deve essere valutata…dimostrare che questo rappresenti la verità è un problema difficile”
“Il fatto che non si può spiegare ciò che sta accadendo nel sistema climatico rende ogni azione di geoingegneria (come la riduzione delle emissioni) quasi senza speranza non saremo mai in grado di dire se è efficace o no!”
“Non posso vedere nessuno di questi articoli all’interno del prossimo rapporto dell’IPCC. Io e ****** li terremo fuori in qualunque modo anche se dovessimo ridefinire che cosa sia la letteratura peer-review!”
“Sembra che gli scettici abbiano avuto un bel colpo di fortuna (con quella pubblicazione) su Climate Research. Credo che dovremmo suggerire ai nostri colleghi ricercatori di non sottomettere più¹ articoli in questa rivista, e neanche di citarli.”
“Una cosa è perdere Climate Research. Invece non potremmo fare a meno di Geophysical Research Letters se ritieni che Saiers (editore di GRL) stia nel campo degli scettici, allora dovremmo provare attraverso i canali ufficiali dell’AGU a farlo buttare fuori.” (Cosa poi avvenuta.)
“MIKE, puoi cancellare ogni email che hai avuto con Keith sull’AR4 (quarto rapporto dell’IPCC).Caspar farà altrettanto. Puoi anche scrivere a **** per dirgli di fare lo stesso. Noi pensiamo ad avvisare ******”.“Sarebbe carino provare a “contenere” il periodo caldo medievale, anche se non abbiamo ancora una ricostruzione emisferica che arrivi così lontano nel passato.”
“So che ci sono pressioni per presentare una bella storia pulita per quanto riguarda le evidenze dai dati proxy di un riscaldamento senza precedenti da un migliaio di anni o più , ma in realtà la situazione non è così semplice.”
“Se la Royal Meteorological Society ha intenzione di chiedere agli autori di rendere disponibile tutti i dati – grezzi e risultati intermedi – non sottometterò più altri lavori ai giornali della RMS.”
Riguardo lo scetticismo climatico invece segnalo questo articolo di cui sotto cito alcuni brani

“Al di là quindi se le tesi degli scettici abbiano fondamento o no, è necessario difendere la loro libera e pacifica contestazione razionale da chi vorrebbe invece imbavagliare questi “eretici fastidiosi”, perchè ciò significa difendere la libertà e il sano dubbio contro certezze che possono provocare disastri. Per citare Voltaire: “Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola” [...]
“Chi fa progredire la scienza della natura rifiuta categoricamente di riconoscere l’autorità in quanto tale. Per lui, lo scetticismo è il più alto dei compiti, la fede cieca invece è un peccato imperdonabile”. – Thomas H. Huxley [...]
In conclusione, quello che rifiutano gli scettici è l’allarmismo ingiustificato e l’eco-catastrofismo, anche per un altro motivo più “sociologico”: non è con la paura, un potente mezzo di manipolazione della masse come avvertiva lo scrittore Michael Crichton nel suo romanzo Stato di Paura, che si convincono le persone a prendersi cura nel modo migliore dell’ambiente”

Prendo lo spunto da questa immagine che è una satira di come confezionano i report sui cambiamenti climatici per citare un articolo dell’amico Giordano Masini che ci svela le finalità costruttive di Rajendra Pachauri
““Siamo un organismo intergovernativo e la forza e la credibilità di ciò che produciamo al fatto che è, di proprietà, (governato e indirizzato) dai governi.Se non fosse stato così, saremmo come qualsiasi altro organismo scientifico che elaborano relazioni di prim’ordine, ma che non vedono la luce del giorno perché non hanno importanza nelle decisioni politiche. Ora, chiaramente, se (l’IPCC) è un organismo intergovernativo e c’è il controllo dei governi (governments’ ownership) su quello che produciamo, ovviamente ci daranno indicazioni sulla direzione da seguire, cioè quali sono le domande a cui vogliono una risposta.Purtroppo, la gente ha perso completamente la motivazione originale per cui IPCC è stato istituito dove si dice chiaramente che la nostra valutazione deve comprendere una risposta realistica.”.

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A cui risponerei con un aforisma di Mark Twain
“Il pericolo non viene da quello che non conosciamo ma da quello che crediamo sia vero e invece non lo è.”
Dopo il climategate, ma anche dopo le vicende di wikileaks si potrebbe affermare parafrasando Bernard Shaw:
“Esistono cinque categorie di bugie; la bugia semplice, le proiezioni “climatiche”, la statistica, la bugia diplomatica e il comunicato ufficiale.”

[DsaL]

Grazie alla Monsanto il cancro vien mangiando




Monsanto è il nome di una multinazionale della peggior specie, imbroglioni e falsificatori.
Sin dagli albori l’impegno di questa azienda è stato profuso nel creare elementi dannosi all’uomo e all’ambiente, niente che fosse davvero utile. La Monsanto bada esclusivamente al proprio tornaconto calpestando chiunque osi opporsi e qualsiasi principio di ca
utela della salute del consumatore.
Imbroglia, infatti, sulle ricerche pseudo-scientifiche che fa condurre ai propri scienziati, e diffonde (quando lo fa!) dati falsi oppure ottenuti con abili stratagemmi (come usare cavie vecchie per i test).
Dietro la bella faccia tosta, che ostenta anche in Italia, c’è la manipolazione, priva di scrupoli, di ogni pianta che possa avere un uso e uno scopo (sia commestibile che industriale) dalla soia, al cotone fino al mais.
Le modifiche genetiche sulle piante vengono brevettate cosicché i semi e le piante stesse diventano proprietà della Monsanto. I contadini sono obbligati a firmare contratti capestro, nei quali si esplicita che non utilizzeranno i semi della Monsanto per il raccolto successivo (se non pagando).
Le presunte e sbandierate caratteristiche “migliorative”, inserite artificialmente nelle piante, hanno lo scopo di renderle resistenti ai pesticidi, ai diserbanti, agli insetti e alle malattie che le potrebbero attaccare.
La Monsanto sostiene di operare nell’interesse dei grandi e dei piccoli agricoltori e per combattere, a lungo termine, la fame nel mondo con piante più resistenti. Tutto molto bello, tutto molto fiabesco, ma in realtà le modifiche genetiche comportano che le piante, irrorate con diserbante, finiscano sulle nostre tavole con carichi tossici intollerabili. Le modifiche genetiche, inoltre, si trasmettono autonomamente a piante non modificate, creando problemi evolutivi e veri e propri mostri che hanno conseguenze imprevedibili sull’organismo umano.
Vogliamo parlare, poi, di come la Monsanto combatte la fame nel mondo? I suoi semi costano quattro volte di più rispetto ai normali e, spesso, riducono sul lastrico i piccoli agricoltori obbligati ad usarli.
Tutto questo ha un senso? Certamente, ne ha molti e tutti palesi.
È chiaro che l’azienda, che negli ultimi anni ha acquistato molti marchi di produttori e fornitori di semenze a livello mondiale, vuole acquisire il monopolio mondiale del cibo. Nessuno può vivere senza mangiare e, quando la massa si renderà conto di quello che stanno facendo, probabilmente sarà tardi.
L’obiettivo della Monsanto è modificare geneticamente tutte le specie esistenti. Certo il cavolo bollito non avrà più quell’odoraccio se lo modificano geneticamente, però ridurrà le funzioni della tiroide facendola impazzire fino a sviluppare forme di cancro. Però che differenza! Il cavolo profumerà di violetta!
“Non compreremo prodotti modificati geneticamente!” Esclamate, e invece già lo state facendo!
Se le cose continuano così ci sarà il giorno in cui non potremo neanche scegliere, o semplicemente (come già avviene negli USA) non ce lo diranno. Inoltre dato che gli interventi sulla genetica delle piante influenzano anche raccolti non OGM, una mela marcia basta a contaminare l’intero cesto. In Messico, ad esempio, il mais modificato è stato importato di contrabbando.
Avete mai sentito parlare di mais di contrabbando? Perché mai, anziché darsi al più proficuo spaccio di stupefacenti, al contrabbando di armi o di altre sostanze, un malvivente dovrebbe caricarsi in spalla mais modificato e portarlo oltre confine, in un Paese che produce mais da diecimila anni?
Vi viene in mente chi potrebbe aver promosso una simile attività e perché?
Qualche anno fa lo Stato messicano si è visto costretto ad approvare, suo malgrado, l’uso del mais modificato vista la stragrande quantità che già ne circolava nel Paese. Il mais sparge polline e quel polline “infetta” con i geni modificati anche le piante non nate dalle provette Monsanto. Quel mais risulta deforme e con mutazioni imprevedibili.
In Europa non stiamo meglio, ma almeno c’è l’obbligo di indicare sull’etichetta quando viene usato un prodotto geneticamente modificato (leggete l’etichetta della vostra maionese con amido di mais modificato). Eppure, se chi produce non si rende conto che il proprio raccolto è stato contaminato da semi modificati, potreste comunque assumere queste “delizie” senza trovarlo scritto in etichetta.
Un buon punto di partenza è NON ACQUISTARE PRODOTTI CON OGM e spargere la voce il più possibile. Per la nostra salute, solo per la nostra salute. Evitiamo la parola “modificato” in etichetta, perché vi porterà in un letto d’ospedale e probabilmente in chemioterapia.
Ecco tutti i prodotti “gioiosi” che la Monsanto ha messo sul mercato nel corso della sua “onorata” esistenza, prima di dedicarsi a deturpare il patrimonio genetico delle piante:
AGENTE ARANCIO – Utilità: erbicida, usato per oltre dieci anni nella guerra del Vietnam – Effetti sull’uomo: CANCRO(ha causato almeno 50.000 casi di cancro tra truppe e civili americani e i vietnamiti)
POLICLOROBIFENILI, noti spesso con la sigla PCB – Utilità: lubrificanti,oli, pesticidi – Effetti sull’uomo: CANCRO
PARA-DICLORODIFENILTRICLOROETANO meglio noto come DDT – Insetticida usato contro la malaria - Effetti sull’uomo: CANCRO
SOMATROPINA BOVINA (abbreviata in BST) – Utilità: NESSUNA! Viene data alle mucche per produrre più latte, ma la produzione mondiale di latte eccede la richiesta già da prima dell’invenzione del BST. L’uso di questo ormone crea mastopatie nelle mucche, pus, dolori atroci e porta alla sindrome della mucca pazza - Effetti sull’uomo: DISTURBI MENTALI, CANCRO, MORTE (morbo mucca pazza) e altre patologie.
ASPARTAME - Utilità: Dolcificante a basso contenuto calorico (Lo trovate in quasi tutti gli alimenti che recitano “senza zucchero”) - Effetti sull’uomo: CANCRO.
ROUNDUP – Utilità: diserbante – Effetti sull’uomo: CANCRO (Viene spruzzato liberamente su tutte le piante OGM della Monsanto che sono definite Roundup ready, cioè resistenti al diserbante. Gli uomini che mangiano quelle piante irrorate con il Roundup, però, non sono immuni al CANCRO).
Un interessante documento sulla Monsanto è il film qui di seguito che vi consigliamo di vedere, ma prima di tutto leggete l’etichetta del vostro cibo preconfezionato!

Roberto Salvidio

La scatola dell‘idiozia




Mentre da un lato queste parole suonano come la solita metafora utilizzata per evidenziare quanta immondizia ci viene oggi propinata attraverso la televisione, sono anche una terribile affermazione che descrive in modo letterale la nostra realtà. Solo in quest’ultimo mese due studi separati hanno rivelato che un eccessivo uso della televisione, anche se lasciata in sottofondo, può avere effetti deleteri sullo sviluppo cerebrale nei bambini, al punto che, quando crescono, mostrano difficoltà nelle relazioni sociali. Se a questo aggiungiamo l’impatto ampiamente documentato che la TV ha su ognuno di noi, il potere che ha di alterare letteralmente la nostra coscienza e deprimere il pensiero critico, si può comprendere perché già da tempo è stata definita la «scatola dell‘idiozia». Come ha riportato in quest’ultimo mese la Reuters, ricercatori dell’Università della North Carolina Wilmington(UNCW), hanno scoperto che i rumori di sottofondo emessi dalla televisione distraggono e confondono a tal punto i bambini da pregiudicare, nel lungo termine, la loro capacità di interagire con altri esseri umani, rallentarne il pensiero cognitivo e lo sviluppo del linguaggio.



Lo studio, pubblicato nella rivista Pediatrics, ha rivelato che i bambini statunitensi sono attualmente esposti a una media di cinque ore di televisione al giorno. Matthew Lapierre, che ha coordinato lo studio, ha spiegato che quei bambini che sono più esposti alla televisione passano meno tempo a interagire con i genitori e i coetanei. Lapierre ha anche osservato che sono i bambini più piccoli quelli maggiormente esposti alla televisione di sottofondo. «Questo è un chiaro avvertimento per i genitori: quando non stanno guardando la televisione, la devono spegnere». Ha detto il Dr. Victor Strasburger, un pediatra dell’Università del New Mexico di Albuquerque che in precedenza aveva studiato l’esposizione dei bambini ai mezzi di comunicazione.





E ha aggiunto«É anche un consiglio ai genitori di evitare totalmente la televisione per i bambini sotto i due anni». «Avere voci indistinte di sottofondo genera confusione nei bambini in fase di comprensione ed elaborazione del linguaggio», ha sottolineato Strasburger, e ha aggiunto agli intervistatori che quando i genitori gli portano i loro bambini, riesce facilmente a individuare quali sono più esposti alla televisione e quali meno. «I bambini ai quali viene spesso letto, chiacchierano in modo disinvolto, mentre quelli che stanno davanti alla televisione per lungo tempo, sono più silenziosi», ha detto. «Questo significa che viene messo in pericolo lo sviluppo del loro linguaggio. Possono recuperare, sì, ma è comunque un problema».

In un altro studio, alcuni medici del Royal College of Paediatrics and Child Health («College Reale di Pediatria e di Salute Infantile») di Londra, hanno scoperto che i bambini che nascono oggi, all’età di sette anni avranno visto un intero anno di televisione. Lo studio ha anche rivelato che in media i bambini oggi passano più tempo davanti alla televisione di quanto ne passino a scuola. Il Dr. Aric Sigman ha pubblicato lo studio negli Archives Of Disease In Childhood («Archivi di malattie infantili»), una rivista medica associata al gruppo del British Medical Journal. Sigman ha evidenziato che una tale esposizione elevata alla televisione può provocare delle lacune nei rapporti sociali, problemi di deficit d’attenzione e provocare gravi danni psicologici. Sigman ha aggiunto che la sovraesposizione a nuove tecnologie come la televisione in 3D e laconsole di gioco possono causare nei bambini gravi difetti nello sviluppo della percezione della profondità spaziale.


Lo studio consiglia di evitare che bambini sotto i tre anni guardino la televisione tutti insieme, e aggiunge che il tempo dedicato alla televisione è bene che sia limitato a un massimo di due ore al giorno. «Avendo appurato che i problemi arrivano quando si supera il limite massimo delle due ore di schermo al giorno, e benché i nostri bambini siano attualmente esposti in media tre volte questo tetto, una decisa iniziativa mirata a ridurre il tempo giornaliero dedicato alla televisione porterà certamente dei miglioramenti nella salute e nello sviluppo infantile», ha detto Sigman.

In un rapporto pubblicato un anno fa, l’American Academy of Pediatrics ha evidenziato che numerosi studi precedenti sono arrivati alle stesse conclusioni; ovvero che esiste un collegamento diretto tra l’aumento dei tempi televisivi e i ritardi cognitivi dei bambini. Nel 2010, un altro studio pubblicato in Pediatrics, riportò che dall’analisi di oltre 1.000 bambini di età compresa tra i dieci e gli undici anni, si scoprì che quelli che passavano almeno due ore al giorno davanti alla TV avevano il 60% in più di probabilità di sviluppare problemi psicologici di quegli altri bambini che ne passavano meno o per niente. Lo studio rivelò anche che quei bambini impegnati in attività fisiche, e che comunque guardavano molta televisione, avevano il 50% di probabilità in più di soffrire di problemi d’iperattività, difficoltà a relazionarsi con i coetanei e gli amici, cattivo carattere ecomportamenti antisociali.



Altri studi pubblicati in Archives of Pediatrics & Adolescent Medicine («Archivi di Medicina Pediatrica e Adolescenziale»), mostrarono che i bambini maggiormente esposti allo schermo televisivo hanno più probabilità di sviluppare comportamenti aggressivi e avere uno scarso rendimento scolastico. Inoltre, i dati mostravano che i bambini che guardano più televisione tendono a mangiare più cibi non sani e a diventare vittime di atti di bullismo da parte dei compagni di scuola, conseguenze che causano dei «corto-circuiti» a livello cerebrale. Altri studi recenti hanno rivelato che molti programmi televisivi creati apposta per i bambini possono addirittura avere effetti dannosi sul loro sviluppo, perché contengono immagini e animazioni troppo veloci, sovraccaricando quindi il cervello e provocando una ridotta capacità di attenzione.

A causa di questi effetti della televisione e dei videogiochi, la mente dei bambini è obnubilata prima ancora di potersi sviluppare. Quando diventeranno adulti, agiranno sulla base di scelte e comportamenti presi per lo più a livello inconscio. In pratica, degli zombie; umani che agiscono secondo un processo mentale impulsivo e reattivo, penalizzando la logica e il pensiero critico. E non sono solo i bambini a essere esposti al rischio di creare un esercito di morti viventi. É noto che le fluttuazioni luminose dello schermo televisivo inducono onde cerebrali alpha, cullando il cervello in uno stato di subconscio simile al sonno, causando una sorta d’ipnosi che rende più suscettibili alle suggestioni. Questo è noto fin dagli anni ’60 e fu dimostrato chiaramente in un esperimento del 1969 da Herbert Krugman.

La ricerca intrapresa da Krugman nel quadro di un più ampio progetto relativo alla pubblicità, rivelò che l’emisfero cerebrale sinistro, che elabora le informazioni in maniera logica e analitica, viene completamente disattivato quando un individuo guarda la televisione. La luce radiante e le oscillazioni luminose degli schermi televisivi riducono l’attività cerebrale a uno stato «theta» (onde theta). Si riduce il pensiero critico, lasciando attive le parti del cervello che conservano i ricordi, le sensazioni e le emozioni. Tutto ciò che arriva dalla TV in qualche maniera «bypassa» la mente logica e va a inserirsi direttamente nel subconscio. In altre parole, la TV fa presa più sulle emozioni che sulla logica. Numerosi studi hanno anche mostrato che le oscillazioni luminose nei videogiochi causano stati di alterazione della coscienza. In alcuni casi l’attività cerebrale si riduce al di sotto della frequenza delta. Altri studi hanno anche evidenziato un collegamento tra l’eccessiva esposizione alla televisione e la malattia di Alzheimer. Lo stato semi-conscio indotto dalla TV pare che influenzi direttamente i meccanismi della memoria, del linguaggio e delle percezioni.



Krugman ha anche scoperto che leggere e ascoltare aumentano la cognizione e costruiscono nuovi percorsi neuronali, poiché quando si ascolta si è costretti a pensare in modo critico e a visualizzare il «teatro della mente». Inoltre, il passaggio dal cervello sinistro al destro indotto dalla visione degli schermi televisivi, causa un rilascio degli oppiacei naturali del corpo, simile al rilascio delle endorfine durante l’attività fisica. Questo provoca nello spettatore un effetto di piacere. Di conseguenza, quando si spegne lo schermo si scatenano dei sintomi di dipendenza. E come in ogni situazione di astinenza da oppiacei, tali sintomi comprendono ansia, frustrazione e depressione.

Alcuni esperimenti eseguiti negli anni ’70 dimostrarono che le persone che tenevano la televisione spenta per lunghi periodi, dopo visioni prolungate, tendevano a soffrire di depressione; alcuni si sentivano come se avessero «perso un amico». Una combinazione di quattro studi, pubblicati nel Journal of Experimental Social Psychology («Rivista di psicologia sociale sperimentale»), concludeva che la televisione può indurre un senso di dipendenza in spettatori con poca autostima e con scarse relazioni sociali. Riferendosi all’ipotesi di surrogato sociale, degli psicologi dell’Università di Buffalo e Miami (Ohio) dimostrarono che per riempire il vuoto emotivo della privazione sociale, alcune persone instauravano dei rapporti con i personaggi dei programmi televisivi.

La TV è davvero l‘oppio dei popoli
Ovviamente quello di cui parlo qui è solo un flash. Oggi siamo bombardati da ogni parte da distrazioni, sostanze e condizioni create per trasformare il modo in cui interpretiamo la nostra realtà. Siamo condizionati fin dalla nascita ad agire sempre più senza coscienza, proprio la cosa che ci distingue da ogni altro organismo vivente dell’Universo conosciuto. Siamo letteralmente programmati a uno stato di sonno vigile, un’esistenza da zombie. Abbiamo il dovere di agire in modo cosciente e educare gli altri allo stesso modo, se vogliamo spezzare questa dannosa «programmazione» e preservare l’umanità.

Steve Watson