domenica 18 novembre 2012

La manipolazione mediatica



1- La strategia della distrazione

L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. La strategia del
la distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali.

2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni


Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.


3- La strategia della gradualità


Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni 80 e 90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.


4- La strategia del differire


Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Primo, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.


5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini


La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile. Perché? Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno.


6- Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione

Sfruttate l’emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un’analisi razionale e, infine, il senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del registro emotivo permette di aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti….

7- Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità

Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori”.

8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità
Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti…

9- Rafforzare l’auto-colpevolezza

Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema, l’individuo si autosvaluta e s’incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione. E senza azione non c’è rivoluzione!

10- Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscano

Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.”
Alcune frasi del climategate mi ricordano questi punti è sempre bene citarli perchè in molti tentano di sminuire ciò che è emerso
“Ho provato con sforzo a bilanciare le necessità della scienza e quelle dell’IPCC, che NON sono sempre le medesime.”
“Permettetemi di dire che non mi interessa cosa hanno messo nel sommario per i decisori politici, se c’è un consenso generale. Tuttavia una discussione generale deve essere valutata…dimostrare che questo rappresenti la verità è un problema difficile”
“Il fatto che non si può spiegare ciò che sta accadendo nel sistema climatico rende ogni azione di geoingegneria (come la riduzione delle emissioni) quasi senza speranza non saremo mai in grado di dire se è efficace o no!”
“Non posso vedere nessuno di questi articoli all’interno del prossimo rapporto dell’IPCC. Io e ****** li terremo fuori in qualunque modo anche se dovessimo ridefinire che cosa sia la letteratura peer-review!”
“Sembra che gli scettici abbiano avuto un bel colpo di fortuna (con quella pubblicazione) su Climate Research. Credo che dovremmo suggerire ai nostri colleghi ricercatori di non sottomettere più¹ articoli in questa rivista, e neanche di citarli.”
“Una cosa è perdere Climate Research. Invece non potremmo fare a meno di Geophysical Research Letters se ritieni che Saiers (editore di GRL) stia nel campo degli scettici, allora dovremmo provare attraverso i canali ufficiali dell’AGU a farlo buttare fuori.” (Cosa poi avvenuta.)
“MIKE, puoi cancellare ogni email che hai avuto con Keith sull’AR4 (quarto rapporto dell’IPCC).Caspar farà altrettanto. Puoi anche scrivere a **** per dirgli di fare lo stesso. Noi pensiamo ad avvisare ******”.“Sarebbe carino provare a “contenere” il periodo caldo medievale, anche se non abbiamo ancora una ricostruzione emisferica che arrivi così lontano nel passato.”
“So che ci sono pressioni per presentare una bella storia pulita per quanto riguarda le evidenze dai dati proxy di un riscaldamento senza precedenti da un migliaio di anni o più , ma in realtà la situazione non è così semplice.”
“Se la Royal Meteorological Society ha intenzione di chiedere agli autori di rendere disponibile tutti i dati – grezzi e risultati intermedi – non sottometterò più altri lavori ai giornali della RMS.”
Riguardo lo scetticismo climatico invece segnalo questo articolo di cui sotto cito alcuni brani

“Al di là quindi se le tesi degli scettici abbiano fondamento o no, è necessario difendere la loro libera e pacifica contestazione razionale da chi vorrebbe invece imbavagliare questi “eretici fastidiosi”, perchè ciò significa difendere la libertà e il sano dubbio contro certezze che possono provocare disastri. Per citare Voltaire: “Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola” [...]
“Chi fa progredire la scienza della natura rifiuta categoricamente di riconoscere l’autorità in quanto tale. Per lui, lo scetticismo è il più alto dei compiti, la fede cieca invece è un peccato imperdonabile”. – Thomas H. Huxley [...]
In conclusione, quello che rifiutano gli scettici è l’allarmismo ingiustificato e l’eco-catastrofismo, anche per un altro motivo più “sociologico”: non è con la paura, un potente mezzo di manipolazione della masse come avvertiva lo scrittore Michael Crichton nel suo romanzo Stato di Paura, che si convincono le persone a prendersi cura nel modo migliore dell’ambiente”

Prendo lo spunto da questa immagine che è una satira di come confezionano i report sui cambiamenti climatici per citare un articolo dell’amico Giordano Masini che ci svela le finalità costruttive di Rajendra Pachauri
““Siamo un organismo intergovernativo e la forza e la credibilità di ciò che produciamo al fatto che è, di proprietà, (governato e indirizzato) dai governi.Se non fosse stato così, saremmo come qualsiasi altro organismo scientifico che elaborano relazioni di prim’ordine, ma che non vedono la luce del giorno perché non hanno importanza nelle decisioni politiche. Ora, chiaramente, se (l’IPCC) è un organismo intergovernativo e c’è il controllo dei governi (governments’ ownership) su quello che produciamo, ovviamente ci daranno indicazioni sulla direzione da seguire, cioè quali sono le domande a cui vogliono una risposta.Purtroppo, la gente ha perso completamente la motivazione originale per cui IPCC è stato istituito dove si dice chiaramente che la nostra valutazione deve comprendere una risposta realistica.”.

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A cui risponerei con un aforisma di Mark Twain
“Il pericolo non viene da quello che non conosciamo ma da quello che crediamo sia vero e invece non lo è.”
Dopo il climategate, ma anche dopo le vicende di wikileaks si potrebbe affermare parafrasando Bernard Shaw:
“Esistono cinque categorie di bugie; la bugia semplice, le proiezioni “climatiche”, la statistica, la bugia diplomatica e il comunicato ufficiale.”

[DsaL]

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